Lancio sul mercato del CD

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Dal bollettino del comune di Cogne, dicembre 2008, pagina 6:

UN CANTAUTORE VICINO A CASA

Ebbene sì. A Lillaz, vive, lavora e opera (in anestesia locale) un cantautore.

In realtà avevo veramente in mente di realizzare un altro album di canzoni da molto tempo, come è assolutamente vero che non avevo le risorse necessarie per farlo. Superato il problema economico, il titolo era già nell'aria. Nel mio sito internet (www.cez.com/carlo.enrietti.html) avevo scritto già anni fa che nella mia vita "tutto sembra avvenire in perfetto ritardo". E' stato abbastanza naturale chiamarlo così dopo undici anni dall'uscita di "quarantannisuonati".
In realtà sono partito con la realizzazione senza nemmeno avere tutte le canzoni scritte o pronte. Avevo la sensazione che, una volta posto l'obiettivo, avrei anche trovato il resto. Potrei descrivere il mio stato d'animo di stress da impresa, la cosa principale che ho voluto curare con questo lavoro, come "ispirata disperazione" oppure "disperata ispirazione".
Il prodotto è sicuramente eclettico: tutte le mie esperienze musicali o quasi vi sono rappresentate: rock, classico, jazz, canzoni più intime. Non so se il fatto di non avere un "genere" sia un limite: personalmente non lo penso. Molti artisti che stimo si sono cimentati in generi diversi, ma lo hanno fatto, di solito, "a progetto", cioè in un album per volta, non tutto insieme nello stesso lavoro. L'ispirazione che per me "funziona" meglio è la mia vita quotidiana, con libri, telegiornali, molte persone diverse con cui parlo, camminate qui intorno, il mio gatto, mia moglie.
Ciò non toglie che la migliore qualità dello scrivere canzoni è che non vi sono limiti nell'inventare storie. Nell'album, infatti, solo "Bibi il cane ed io" si può definire veramente autobiografica, e "Ciccio Bomba re di Spagna" evoca fatti reali del gruppo "Macho Camacho" e del povero Beppe Magri. Tutte le altre canzoni sono basate su storie inventate, tranne che per "Occhio, ginocchio", in cui parlare di un filo logico è francamente eccessivo.
Dal punto di vista strettamente musicale, questo album l'ho suonato molto di più in prima persona rispetto a "quarantannisuonati". Nel frattempo ho approfondito in modo più sistematico la tecnica fingerstyle sulla chitarra acustica, frequentando per qualche anno il meeting internazionale di Sarzana (
www.armadilloclub.org), andando a Issousun (Francia centro-orientale) al "Festival international de la guitare" (www.issoudun-guitare.com) e facendo anche un'escursione al premio Tenco a Sanremo (www.clubtenco.it).
Questo fa in modo che l'album "In perfetto ritardo" lo senta molto più "mio" rispetto al precedente o anche rispetto a quanto avevo fatto con molti gruppi e band di cui ho fatto parte in passato.
Analiticamente, "L'aereo, leggero e lucente" è veramente un tentativo di esorcizzare l'11 settembre, un evento che sembra lontanissimo da Cogne, ma che può interessare chiunque si rechi in una grande città. "Allegro con moto" non è nuova, ma esprime la vera gioia del muoversi in moto. L'ho già detto altrove: la moto è un mezzo filosofico perché aumenta la tua conoscenza sull'ambiente in cui ti muovi, sulle persone che incontri. Forse è questa la parola chiave: "trasporto"; se non ci fosse un qualche "trasporto" nessuno si sognerebbe di andare in moto nel XXI° secolo. Discorso analogo si può fare per "Rrrumba il motore": siccome ci si può muovere velocemente, raggiungere un'amante (con o senza l'apostrofo, a seconda dei gusti e del sesso di ciascuno) è una meta allettante. "Il lato morbido del muro" è nata, come altre, dall'elenco di titoli possibili che mi scrivo sempre prima di iniziare il lavoro. Musicalmente è cresciuta ben oltre quello che avevo pensato all'inizio, fino alle otto voci del finale "a cappella". "Fiori rossi" è la canzone che non avrei mai pensato di scrivere, perché sono sempre stato solo un osservatore esterno dell'ambiente della "bataille des reines", ma sono molto soddisfatto dall'omaggio che ne è uscito. "Fire in Stone" è una storia veramente inventata: anche un amore improvviso e travolgente può iniziare davanti a una macchinetta del caffè. "Credito" è stata scritta pensando a quanto faccia bene camminare in montagna, alle sensazioni che ho provato di quanto ci si senta rigenerati dalla stanchezza fisica, dai panorami e dalla voglia di rifare un'altra camminata. "Puzzle" esprime quanto manchi "l'altro" o "l'altra" dopo la sua partenza. "Casa da thè" è un'altra storia completamente inventata: ho studiato un po' di giapponese all'università (ma non ricordo più nulla) e questo è stato l'unico elemento personale. "Perso" è forse la più grande riflessione sul significato che ha la vita in relazione con "gli altri" o "l'altro". A mio parere i problemi che si poneva Leopardi sono ancora attuali. Infine, con "I Long to Hold You in my Arms" ho voluto creare un contrappasso tra la forma classicheggiante con gli strumenti usati e una storia perfettamente contemporanea, con tanto di e-mail e TGV.

Carlo Enrietti

Ecco l'articolo originale, se si trova ancora.